lascia che ti racconti una storia
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Il macchio

storia a più voci
di Roberta, Miriam, Marco, Agnese, Marta, Francesco, Federico

C’era una volta, disegnata su di un foglio bianco, una bella macchia rossa.
La macchia si annoiava a stare sempre ferma sul foglio; aveva il desiderio di muoversi, di esplorare, di andare in giro per il mondo.
Non voleva restare lì piatta, inerte, in forma bidimensionale per tutto il resto della sua esistenza. Così, non appena se ne presentò l’occasione, si trasferì sulla groppa di una bella giraffa e finalmente, fiera della sua tridimensionalità, potè spostarsi sull’animale stesso e da esso essere trasportata di luogo in luogo.
Poteva correre sentendosi libera e felice, scorazzando per la prateria.

il macchio

Un bel giorno, un’altra giraffa, notando che la giraffa sulla quale era appoggiata la nostra macchia era uguale a lei, esclamò “oddio! È uguale a me!”
Osservandola bene, notò però che era uguale tranne che per una bellissima macchia che spiccava rossa sul fianco sinistro. Ammirandone la forma ed il colore disse alle amiche giraffe “prendetelo!”
“Prendetelo chi?” domandarono delle voci in sottofondo.
“Ma il macchio!” rispose la seconda giraffa, uguale a quella originale tranne che per la bella macchia rossa.
Allora il gruppo di giraffe provò a strappare il macchio coi denti ma nulla, non voleva saperne di staccarsi dalla sua amica.
Anzi, disse alla giraffa di scappare via lontano.
Lei sapeva, proprio perché erano quasi uguali, che ovunque sarebbe andata l’altra giraffa l’avrebbe seguita; cercò così di andare il più veloce possibile raccomandando al macchio di tenersi forte forte per non rischiare di staccarsi dal suo accogliente pelo e volare via.
Ad un certo punto la giraffa salì sulla cima di un vulcano e si buttò dentro al cratere continuando a correre per seminare la sua inseguitrice.
Il vulcano però non era un vulcano normale, non aveva la lava ma era speciale. Era fantastico!
I due amici ebbero la meglio sulla giraffa invidiosa ed uscirono così dal vulcano felici e vittoriosi.


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